Intervista a Giovanna Fracassi sul suo libro Nella clessidra del cuore ed.Rupe Mutevole 2017

Rupe Mutevole
I tuoi racconti sono intrisi di lirismo. È un lirismo pieno di abbandono, non farcito di sdolcinature. E sono arricchiti di una rara nostalgia che rimanda alla memoria di stanze ora vuote, ma un tempo vive di pensiero e di cose, anch’essi pieni d’abbandono. Memoria di luoghi che respirano un tempo e lo trattengono ancora, memoria di uomini e donne, dei loro aneliti. Cos’è che in questo libro ti ha spinta a scrivere con questo ‘speciale’ abbandono di un passato che fai rivivere?

Giovanna Fracassi
Il desiderio di scrivere nasce spesso dalla volontà di ridare luce e spessore al proprio passato, ricco di ricordi di eventi, di persone, di luoghi e di atmosfere, di emozioni e di sentimenti provati. Ora sono giunta in quel periodo della vita in cui, riflettendo su me stessa, sul mio percorso esistenziale, ho deciso di filtrare tutto ciò e di rielaborarlo per creare delle brevi storie dove la fantasia “gioca” con le suggestioni che mi sorprendono sull’onda di un ricordo ma anche durante un viaggio o nel mentre osservo una scena di vita nel mio quotidiano. Davvero talvolta mi basta poco: osservare una donna in autobus, entrare in una vecchia libreria, incantarmi davanti ad una vetrina di oggetti d’antiquariato o fare un giro per le bancarelle di un mercato delle pulci. Allora avviene un intrecciarsi, un rincorrersi fra il momento vissuto e un vago sentire che proviene dal mio passato o da una lettura fatta o ancora da una musica particolarmente amata. Tutto questo ha trovato finora come forma privilegiata di espressione la poesia, ma da qualche tempo sento il bisogno di sperimentare anche la prosa. Mi rendo conto che lo stile ricorda probabilmente quello delle mie liriche perché i miei racconti sono brevi, sono quasi dei flash, quasi mai hanno una conclusione, le piccole storie narrate hanno un finale “aperto”, quasi fossero tanti incipit per un racconto più lungo,e chi legge può immaginarne la continuazione.

Rupe mutevole
La ‘circolarità’è l’espressione più viva nei tuoi racconti: tornano sempre al principio e lo variano, lo estendono, gli infondono significati ‘altri’ pur restando su un sottile filo conduttore. Al lettore distratto potrebbero apparire appunto… non conclusi, in realtà tu offri al lettore la possibilità di concluderli. E questa è una sottile arte. Trovi una ‘circolarità’ anche nelle tua poesia?

Giovanna Fracassi
Sicuramente questa mia modalità si è sviluppata nel tempo e affinata scrivendo poesie. È un movimento che mi consente di partire da un oggetto a me esterno, un aspetto o un elemento della natura o del paesaggio, per inserirvi un’eco delle mie riflessioni o delle mie emozioni, quindi vi è un’espansione dello spazio e del tempo esterni che faccio miei, colorandoli con i miei contenuti e i miei significati. La forma espressiva scelta consente una libertà di interpretazione da parte di chi legge, che viene guidato all’ inizio e sollecitato poi a proseguire secondo la propria sensibilità e cultura. Infine, dopo aver così “spaziato”, riprendo il punto di partenza, in quella circolarità che sta a significare l’eterno ritorno delle vicende dell’anima e del pensiero.

Rupe mutevole
La tua poesia è Poesia nel senso più universale e intimista, poiché non descrive, non si cala nel ‘sociale’ e non ne è condizionata, ma è pura espressività dell’Anima che anela all’Essere e al Divenire, i più autentici lemmi espressivi dell’Umano. E così anche nella tua Poesia la ‘circolarità’ ripropone i temi di sempre: l’Essere che percorre il Tempo e lo ripensa tornando sublimato al principio del percorso, per ripartire. Due liriche in particolare: ‘Partirò’ e ‘Libertà’, identificano il tuo percorso di sublimazione. Vuoi parlarne?

Giovanna Fracassi
Partirò/alla fine/con le increspature dell’anima mia/sulle alte e basse maree/
della gioia e della tristezza/con le mani sfregiate dall’angoscia/
con il cuore lambito dal freddo/ flutto del nulla/nell’oceano infinito/del silenzio salvifico/
lascerò/una foglia rossa/sul quaderno aperto dell’autunno/a segnare il tempo azzurro/
della mia clessidra.
In questa poesia esprimo la consapevolezza dell’ineludibilità della mia morte. Anche la mia clessidra, dopo tanti capovolgimenti, un giorno rimarrà ferma. Con me porterò le gioie e i dolori che hanno scosso la mia anima e affronterò quel passaggio che tanto angoscia e che conduce nel nulla e in quel silenzio dove ogni affanno tace. In questo senso lo definisco salvifico. Ma qualcosa anche di me resterà: una foglia, simbolo di caducità ma anche di vita, rossa, perché la vita è passione, posata sulla pagina aperta di quel quaderno sfogliato e scritto della mia esistenza, nella stagione dell’autunno perché è l’autunno della vita il periodo per me più fecondo, in cui la mia maturità di persona e di scrittrice ha avuto il suo più pieno compimento. Tutto questo avviene nel tempo che io definisco azzurro perché aperto all’infinito e soprattutto alla speranza, che mai abbandona in vita e che accompagna anche e forse ancor di più,nell’ultimo passo.

Libertà
È una luce appena/nell’immensità oscura/e frammenti incandescenti/
Brillano/nella profondità lontana.
Quanto tempo ancora/prima dell’alba?
Quanto spazio ancora/prima della libertà?

In questa poesia parlo della libertà interiore, quella grande e potente forza che ci sostiene e che ci porta oltre noi stessi, oltre il contingente. Non esistono catene che la possano imprigionare. IL nostro pensiero, la nostra immaginazione, la nostra fantasia, rimangono custodite e spesso celate a tutti coloro che ci circondano, a meno che non siamo noi stessi a volerli rendere partecipi di tutto questo nostro universo interiore. La notte è in questo caso metafora proprio di tale nostro universo. La domanda “quanto tempo ancora prima dell’alba? “è un chiedersi per quanto si potrà ancora dedicarsi a queste attività introspettive e creative; mentre la domanda “quanto tempo ancora prima della libertà?” Indica quanti ostacoli, dubbi,incertezze si frappongono all’esplicarsi, al manifestarsi di tutto questo.

Rupe mutevole
‘Nella Clessidra del Cuore’ hai messo te stessa a nudo, come ogni vero artista deve fare. Continuerai su questa strada o pensi a un’evoluzione della tua poesia e della tua narrativa?

Giovanna Fracassi
Non credo di poter e voler cambiare la mia impostazione di fondo ma sicuramente, come dimostrano le varie sillogi che ho pubblicato dal 2012 ad oggi, il mio pensiero, la mia stessa sensibilità, sono in continua crescita ed evoluzione. Del resto non potrebbe essere diversamente perché sono la risultante di studi, esperienze e vissuti sempre nuovi che apportano nuovi stimoli, inducono a nuove aperture, sollecitano a percorrere nuove vie con cui mettersi in gioco, con cui “scoprirsi” a se stessi e agli altri.

Rupe Mutevole
Fra i tuoi racconti, tutti intensi e carichi di Vita, uno in particolare mi ha particolarmente colpita, AMICHE.
vuoi parlarcene?

Giovanna Fracassi
‘Amiche’ è un brevissimo racconto che mi è particolarmente caro. È quasi uno “squarcio temporale” di un periodo felice e spensierato quale è stato per me l’infanzia. Un’infanzia dorata in cui i momenti più attesi e più intensi erano i giorni trascorsi in vacanza in montagna, dove i miei genitori avevano una villetta che si affacciava su un prato immenso. Su quel prato scivolavano le mie stagioni fra le corse a perdifiato tra i fiori primaverili, i salti fra i covoni di fieno, l’odore inconfondibile dell’autunno e le palle di neve d’inverno. Compagna prediletta di tutti questi miei giochi era la mia amica del cuore. Con lei condividevo assolutamente tutto e così è stato fino alla maturità, quando la vita ci ha inesorabilmente allontanate. Forse anche per questo il ricordo dei nostri voli di fantasia, come quando appunto ci sdraiavamo sull’erba a guardare le nuvole in cielo, hanno per me ora una tonalità di struggente nostalgia e di tenera felicità. L’amicizia fra due bambine, molto diverse sotto tanti punti di vista, ma entrambe ingenue, aperte con innocenza alla scoperta del mondo, di quel mondo dei grandi in cui è meglio avventurarsi insieme, è uno dei sentimenti più puri e nobili e chi ha la fortuna di averlo provato lo custodisce per sempre come un grande tesoro.

Rupe Mutevole
Per terminare questa bella chiacchierata ti chiedo un’anticipazione letteraria a cui stai lavorando.

Giovanna Fracassi
Sto lavorando a più progetti perché sto scrivendo altri racconti, altre poesie e ho due “sogni nel cassetto” che coltivo da tempo. Si tratta della storia dei miei genitori, ambientata nel periodo storico che va dal 1937 al 1960, quindi con riferimenti a quanto accaduto nella mia città natale, ma anche alle vicende antecedenti che hanno visto come protagonista mio nonno paterno, di origini trentine e attivista irredentista. L’altro invece è la mia storia, relativamente agli anni giovanili,anche in questo caso con recuperi e riferimenti alla società di allora : le abitudini degli anni ‘60, i giochi e i divertimenti, la musica, le letture, la scuola e tanto altro. A questo si affianca anche la scrittura di alcune brevi favole e filastrocche perché amo molto l’universo infantile. Cosa poi pubblicherò per prima ancora non lo so. Intanto scrivo e… mi diverto !

Grazie a te per questa bellissima chiacchierata con la quale hai dato a me modo di riflettere ancora una volta sulla mia scrittura e a chi mi legge di conoscere un po’ di più il mio mondo creativo.