Aria di Natale racconto di G. Fracassi

Aria di Natale
Era uscita di casa con molto anticipo in quel pomeriggio di dicembre. Già le luci erano accese nelle piazze e nelle case e l’atmosfera natalizia serpeggiava allegra e profumata per le vie ricamate da volte lucenti. Sul marciapiede Elisa camminava a zig -zag per lasciar passare le nonne che spingevano i passeggini colorati e vocianti , con quella gioia e quella pazienza divertita che di nuovo riempivano le loro giornate.
Ogni tanto si fermava incuriosita davanti alle vetrine traboccanti di ogni leccornia. In una un grande Babbo Natale di cioccolato e di zucchero troneggiava al centro mentre un albero di marzapane con bottoncini colorati si accendeva e spegneva seguendo il ritmo di una canzoncina natalizia. Appena un po’ più in là vi era invece un intero presepe fatto con le paste che riproducevano i personaggi tradizionali.
Finalmente raggiunse la sua libreria preferita. Vi entrò decisa , senza nemmeno gettare uno sguardo ai libri esposti nelle grandi vetrine scintillanti. Come sempre la coglieva una piacevole frenesia: sarebbe riuscita a passare nei vari reparti per scoprire le novità o per ” catturare un’edizione che ancora mancava alla sua collezione? Si sentiva incalzata dal tempo, sempre troppo poco quando si tuffava fra gli scafali stracolmi. Poi quel giorno non poteva certo fare tardi all’appuntamento.
Elisa scacciò quel pensiero per concentrarsi sul piacere di tenere fra le mani i libri odorosi di stampa. Scelse tre volumi e si avviò alla cassa. Dovette mettersi in fila ed in attesa sbirciò gli acquisti degli altri lettori. Si accorgeva così di quanti erano i libri che non aveva ancora mia letto né mai preso in considerazione. Una vita non poteva di certo bastarle !
Uscì nell’aria fredda che l’accolse con la carezza dei profumi speziati che si disperdeva fra le casette natalizie: un invito irresistibile a sostare ancora un po’ per ammirare gli oggetti più incredibili. Ma solo uno catturò subito la sua attenzione: un bellissimo carillon che suonava la stessa melodia di quello che da piccola le era stato regalato, proprio a Natale, da suo padre. Trattenne il respiro. Lo aveva tanto cercato, dopo il trasloco. Inspiegabilmente era scomparso nel mucchio degli oggetti raccolti alla rinfusa, in quella fretta disperata di chi deve fuggire all’improvviso. Inutilmente aveva chiesto a tutti i famigliari se lo avevano visto, aveva sperato di ritrovarlo, fosse pure anche rotto, non le avrebbe importato.
Ed ora eccolo lì fra orologi e trenini , pinocchi grandi e piccini, bambole di porcellana con vestitini di pizzo e le cuffiette ricamate. Riconobbe la ballerina che girava graziosa su se stessa, instancabile sulle punte come aveva sognato di essere lei da grande, la base di legno scuro con i disegni in rilievo e sapeva dove era nascosta la levetta da azionare, proprio sotto il medaglione di madreperla.
Chiese alla signora anziana che, tutta avvolta in una grande sciarpa rossa la stava osservando dall’altra parte del banco, se poteva toccare quel carillon. Lei glielo porse con un sorriso, tenendolo delicatamente con le mani nascoste nei grossi guanti di lana . Elisa lo accolse nelle sue tremanti per l’emozione . Doveva essere impallidita perché lo sguardo di quella venditrice si era fatto più attento e quasi apprensivo. Decise di acquistarlo e chiese il prezzo ma con sua grande sorpresa le fu risposto che quello era un regalo per lei. Elisa non voleva accettare ma si ritrovò con il pacchetto sotto il braccio. Confusa ringraziò e passò sotto i portici orlati di luci e di alberi luminosi, si specchiò di nuovo nelle vetrine delle botteghe degli artigiani: cornici dorate le ammiccavano dai quadri smerigliati, le forme di pane profumavano dei doni sotto l’albero , mentre i cesti di frutta inghirlandavano il passaggio invitando alla festa.
Quasi senza accorgersene arrivò davanti al grande portone scuro si sentiva così leggera ora, con un’anima eterea ed un sorriso felice sulle labbra. Ora poteva finalmente sapere, era pronta. Nessuna risposta negativa avrebbe potuto attenderla, al di là di quel portone : il camice bianco era di nuovo quello di suo padre.
Non aveva più paura.
Giovanna Fracassi
Da Il tempo del ritorno