Articolo La scrittura

Scrittura: l’atto creativo dell’intenzionalità
Oubliette Magazine 18/09/2023 0
“La scrittura è la pittura della voce.” ‒ Voltaire

Scrittura
L’immagine è strettamente affine e connessa alla parola. Coloro che scrivono lo sanno fin troppo bene: taluni vedono con gli occhi della mente delle immagini che cercano di riportare nel mondo fisico con le parole, altri invece collegano le parole per creare le corrispettive immagini mentali così da continuare anche visivamente la loro storia, od il loro ragionamento.

Scrivere è tratteggiare un racconto, una sensazione, un ricordo, una fantasia totalmente slegata dalla realtà od integrata in essa.

“Imbrattare il foglio” diventa così una necessità per proseguire gli impegni della giornata, la mente umana deve sempre districarsi tra i fatti del mondo fisico ed i fatti del mondo psichico e scrivere questi ultimi può portare una sorta di sollievo e liberazione, veder imbrattato il foglio libera la mente che, sin da subito, occupa lo spazio con nuove riflessioni, nuove immagini. Anche e solo un paesaggio scorto dal finestrino può far riecheggiare parole che si uniscono ad un discorso eterno chiamato “poesia”.

Tra le vari riflessioni sulla scrittura si è scelto di proporre in lettura un estratto da una lettera tratta dal libro di Giovanna Fracassi intitolato “Lettere a Sofia” (Tomarchio Editore, 2022).

Estratto dalla lettera del 2 marzo

“Cara amica mia,

mentre corro in auto mi diverto ad “accalappiare” le foglie che si staccano dal cielo, sono istanti di morte, pulviscolo di tutto, briciole di niente. Così provo a guardare il mondo a testa in giù. Mentre guido, scorrono, al di là del finestrino delle immagini: vedo le facce stanche della gente, i cani che portano a passeggio padroni distratti o forse annoiati, le madri con i passeggini, sempre di fretta e qualcosa mi si schiude dentro.

Allora mi devo fermare per imbrattare il foglio con gli sputi della mia anima: tutti i miei maledetti “se e perché”. Questa corrente di vita che scorre, nonostante tutto, e il tempo che vorrei ignorare e invece mi spalanca alle vite di altri, alle loro storie intrise di dolore, ai loro pochi attimi di felicità, e poi le ansie, gli addii, le delusioni, i lutti.

[…]

Sto leggendo il libro di Erri de Luca “Storia di Irene”. Mi ci identifico: lui dice di narrare le storie degli altri, spettatore fa diventare anche chi legge, però in controluce c’è pure la sua di vita. Fra le righe io ci leggo tanta tristezza, voglia di vivere oltre il già vissuto, forse dei rimpianti ma sostanzialmente il viaggiare con le parole e l’attraversare spazi e tempi attraverso le testimonianze delle vite degli altri sentite sulla propria pelle, marchiate a fuoco nella propria carne.

Sofia, sai che il termine poesia deriva dal greco pòiesis, che rimanda al verbo pôiein: fare, creare?

Pertanto, scrivere una poesia è un atto creativo che implica un’intenzionalità, quindi la messa a punto dei contenuti e dei messaggi che si vogliono trasmettere, il possesso di un quadro di riferimenti culturali, l’aver fatto propri valori e principi etici.

Il verso non è solo una questione di eleganza e di metrica, quanto piuttosto l’espressione di un pensiero, di un’idea, di un’emozione, di un sentimento, di un’immagine o di un desiderio.

Così la mia poesia è uno sguardo sul mondo che mi circonda, sia esso inteso come realtà naturale: i paesaggi, il cambio delle stagioni, le variazioni atmosferiche; sia come realtà umana: l’uomo con i suoi bisogni, le sue tristezze, i suoi sogni, la gamma infinita e poliedrica dei suoi sentimenti e delle sue emozioni. Tutto ciò è da me visto, vissuto, fatto mio attraverso il filtro della mia sensibilità, delle mie stesse esperienze e della mia visione della vita. Ogni aspetto che attira la mia attenzione viene a rapportarsi con i temi della mia riflessione esistenziale, con la mia ricerca di senso e con il mio anelito a cogliere una dimensione spirituale che vada oltre la mera descrizione lirica di sentimenti ed emozioni. In questo senso la mia poesia è l’espressione del mio continuo essere in viaggio dentro me stessa e dentro l’universo umano.

Per me, inoltre, la poesia è anche comunicazione, è un ponte che costruisco per raggiungere il lettore, in un tempo differito, in uno spazio dilatato, con l’intento di condividere ma soprattutto di sollecitare alla riflessione. Ed è proprio questa consapevolezza che mi spinge a cercare temi e forme sempre più chiari e coinvolgenti così che il pensare a chi mi leggerà sostanzia e precisa la mia stessa scrittura in una continua spirale creativa. L’atto dello scrivere diviene, in tal modo, l’unica modalità con la quale ritengo di poter, almeno parzialmente, superare la mia solitudine esistenziale. Quella stessa solitudine, ineludibile, che permea la vita di ogni uomo.

Mi chiedi da dove traggo ispirazione per scrivere le mie poesie o i miei racconti, devo confessarti che “spulcio” tutti gli elementi della natura. Nella mia narrazione poetica seguo ormai un movimento circolare. Molte delle mie poesie nascono proprio da un elemento che colgo attorno a me: l’ondeggiare delle cime degli alberi al vento impetuoso all’avvicinarsi di un temporale, l’alone misterioso che avvolge la luna piena in un cielo stellato o il moto sinuoso delle onde del mare che accarezzano la spiaggia deserta e da qui sviluppo la mia lirica in un excursus interiore che, per metafore, ritorna poi all’elemento naturale non più esterno a me ma, a questo punto, perfettamente integrato e direi funzionale all’espressione del mio sentire.

L’acqua, per esempio, per me rappresenta molte cose: un elemento inquietante, imprevedibile e misterioso quella del mare; viceversa, rassicurante e accogliente quella del lago; espressione dell’eterno fluire del tempo, quindi della vita, che più non torna, quella del fiume; espressione della purezza trasparente dove specchiare la propria anima, quella della sorgente.

L’acqua è fonte di vita e di purificazione, ci si immerge e anche l’anima pare mondarsi da ogni affanno e divenire più leggera, quasi che l’acqua aiutasse a portare con minor fatica il peso delle pene che talvolta travagliano l’esistenza.

Penso poi ai tesori sommersi nei mari, così come altri tesori sono celati e custoditi nel nostro inconscio, questo immenso mare che ci portiamo dentro. Così come il mare spesso riporta alla luce frammenti della storia passata, allo stesso modo con-sente a noi, che lo osserviamo affascinati, di ripescare i nostri ricordi.

Ancora, spesso è una mia riflessione, un mio sentimento o una emozione, o ancora un ricordo, un sentimento di nostalgia o di struggimento che trova un riflesso in un aspetto della natura, nella luce particolare di certe ore del giorno, o nel rincorrersi delle stagioni. Altre volte è, al contrario, l’apertura dei miei sensi che mi connette con gli aspetti, anche i più semplici, della natura, come l’andare frettoloso ma metodico di un’ape da un fiore all’altro.

È proprio della poesia saper ammantare di leggerezza anche i sentimenti e le emozioni più dolorose. La parola in poesia è sempre simbolo, rinvia a riflessioni, a considerazioni che non hanno come referente il singolo, un io e/o un tu, ma un Io totalizzante, l’Uomo.

Il poeta non scrive di sé ma dell’Uomo.

Come potrebbe quindi scrivere solo del dolore?

Come potrei io scrivere solo del dolore che, pur restando la cifra ultima della vicenda umana (basti considerare che essa si conclude inevitabilmente con la sofferenza e con la morte) deve trovare una sua collocazione nella vita di ciascuno?

Una collocazione tale che lo renda significativo, che consenta all’uomo di aprirsi, tramite esso, agli altri, al mondo, a tutto ciò che è altro da sé.